Quando eravamo a Singapore ci sembrava più facile atterrare a Kuching, nel Borneo malese invece che andare nel West Kalimantan . Costava un pò meno il volo e i collegamenti erano migliori. Inoltre quando avevo fatto qualche ricerca su internet avevo letto da qualche parte che nel Borneo malese rispetto a quello indinesiano era più facile spostarsi.
Adesso è quasi passato un mese da quando siamo atterrati nella terza isola più grande del mondo e mi sono fatto un’idea del posto. Nell’immaginario comune il Borneo è un posto selvaggio ricoperto da foresta vergine inesplorata. La reltà è diversa, molto.
La deforestazione ha raggiunto livelli e velocità inimmaginabili. Si fa davvero fatica a trovare pezzi di foresta intatta, anzi non ce ne sono praticamente quasi più.
Uno dei pochi posti dove la foresta è rimasta intoccata è il Malau Basin. E’ un bacino che sprofonda nel terreno con un diametro di circa 20 km. Impossibile da raggiungere con camion e ruspe. Il tutto l’ha salvato dalla deforestazione.
Questa immagine qui sotto presa da Google è un ‘esempio di quello di cui parlo. Potete fare una prova anche voi se andate a vedere le immagini satellitari di Google e zoomate sul Borneo le aree devastate, immense si vedono benissimo.
Dopo la deforestazione vengono le colture immense di palma da olio. Inizialmente furono quelle di gomma, negli anni 70 poi con la crisi dei carburanti la palma da olio soppiantò piano piano tutte le altre culture. E ora si vedono aree immense coltivate solo con questa pianta. Un diastro ecologico, un ottimo affare per le aziende, per i politici corrotti e anche per chi le raccoglie. Spesso si vedono passando queste aree, case di legno che sembrano stiano per cadere con un suv da 50.000 Euro parcheggiato fuori. Fra poco la natura qui in Borneo sarà una cosa che si vedrà solo nelle vetrine dei musei. Una cosa rara, che esisteva una volta e ora non c’è più o quasi.
C’è un caso interessante da portare come esempio. Il kinabatangan River. Pezzo forte tra le attrazioni turistiche del Borneo Malese. Si tratta praticamente di un lungo fiume che scorre per chilometri dall’interno del Borneo per poi sfociare nel mare. Nell’ultimo tratto del fiume i turisti pagano fior di quattrini per fare gite sul fiume e avvistare la fauna selvatica come gli elefanti pigmei. Nelle guide viene indicato come il miglio posto per vedere gli animali. Il tutto è dovuta al fatto che intorno al fiume la foresta è stata devastata facendo largo alle piantagioni di palma e solo una piccola striscia lambisce le rive. Gli animali privati del loro habitat si sono quindi rifugiati qui ed è proprio per questo che è facile vederli! Non hanno altro posto dove andare.
Questa immagine è la vista satellitare di Sukau, piccolo paesino da dove partono i gruppi per avvistare gli animali. Quelle linee orizzontali e verticali che vedete intorno sono tutte piantagioni di palma da olio. E se avete tempo di guardare meglio vedrete che tutta la regione ne è piena. Quindi il kinabatangan, che viene fatto passare come “simbolo” della natura e biodiversità del Borneo Malese in reltà è il simbolo di quel poco che ne è rimasto.